Progetto pilota per la produzione a livello sperimentale di piantine micorrizate con specie di tartufo di origine autoctona della Campania
La normativa regionale vigente sulla “raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi... e tutela degli ecosistemi tartufigeni” (L.R.13/2006, modificata con L.R. n.9 del 27/6/2011 e relativi Regolamenti n.3/2007 e n. 13 del 12/11/2012) richiede che per la realizzazione di nuove tartufaie (tartufaie coltivate) e/o per l’incremento di quelle naturali (tartufaie controllate), sempre più depauperate, debbano essere utilizzate piante micorrizzate garantite a mezzo di certificazione che ne attesti l’idonea ed avvenuta micorrizazione, la specie della pianta simbionte e la specie di tartufo utilizzata.
Atteso che in Regione Campania, nonostante le notevoli potenzialità per la presenza di moltissime aree a vocazione tartuficola, non esiste un centro di micorrizazione per la produzione di piante tartufigene, l’Assessorato Regionale all’Agricoltura, per il tramite dell’Osservatorio dell’Appennino Meridionale, ha inteso avviare un progetto pilota sulla “Produzione a livello sperimentale di piantine autoctone micorrizate con specie di tartufo di origine campana”, realizzato in collaborazione con la UOD Foreste e i Servizi Territoriali Provinciali di Salerno, Avellino e Caserta, avvalendosi delle strutture del Centro Vivaistico Regionale presso l’azienda sperimentale regionale Improsta, e coinvolgendo anche alcune Associazioni di Tartufai della Campania.
Il raggiungimento completo degli obiettivi prevede più fasi di attività da realizzare in almeno 3 anni. Nel primo anno (2016-2017) l’attività si è concentrata necessariamente sulla formazione delle maestranze, mediante acquisizione presso realtà extra regionali, all’avanguardia nel campo della tartuficoltura, delle tecniche e dei sistemi sia di laboratorio, per il riconoscimento e la caratterizzazione dei tartufi, sia di vivaio per la micorrizazione e produzione di piantine tartufigene.
In questa prima fase, è stato preso in considerazione esclusivamente il Tuber aestivum (scorzone), una specie di tartufo che benché meno pregiata rispetto ad altre è largamente diffusa sul territorio campano su alcune specie vegetali di notevole interesse (cerro, nocciolo, carpino e roverella).
La fase successiva (2017-2018) vedrà il completamento della micorrizazione con la stessa specie di tartufo, raccolto in aree diverse, su un campione di piante sufficientemente rappresentativo e con l’allevamento in serra effettuato prima del controllo e della certificazione dell’avvenuta micorrizazione.
Tra gli obiettivi del progetto vi è anche quello di formare figure specializzate nelle diverse fasi della produzione e della certificazione delle piantine micorrizate, così da favorire lo sviluppo di un nuovo settore occupazionale a livello regionale. In tale prospettiva, sono stati stabiliti rapporti di collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia e con l’Azienda regionale Umbraflor, da anni impegnati entrambi in attività di ricerca e produzione di piante micorrizate, al fine di consentire la formazione di alcuni tecnici e vivaisti della Regione Campania.
Sono stati avviati, altresì, rapporti di collaborazione con il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno e con il CREA-Ort di Pontecagnano.
Presso l’Azienda Agricola Sperimentale Regionale Improsta di Eboli (SA) è stato avviato un primo di ciclo di micorrizazione con spore di tartufo scorzone (Tuber aestivum) campano su piantine (cerro, carpino nero, roverella, nocciolo) che sono state riprodotte partendo da semi di piante autoctone, raccolti a cura del Servizio Territoriale Provinciale di Salerno ed Avellino.
A partire dalla primavera 2018, sulla base delle tecniche messe a punto, potranno essere prese in considerazione altre specie di tartufo, come il bianchetto (Tuber borchii) e il nero di Bagnoli (Tuber mesentericum).